mercoledì, agosto 03, 2011

Il Diluvio Universale : leggenda o realtà ? ( Di Gabriele Licitra )

Gabriele Licitra   Il Diluvio Universale: leggenda o realtà ?      Introduzione   Quando ci accostiamo al racconto biblico, spesso lo facciamo con un atteggiamento già poco disposto a credervi, e noi uomini dell’era tecnologica, pieni di pregiudizi su col...oro che ci hanno preceduto millenni fa su questa Terra, pensiamo che le civiltà passate non potessero avere nessuna conoscenza di natura scientifica, e di conseguenza siamo convinti che questi racconti non siano altro che favole inventate per chissà quale scopo. Dovremmo avere un approccio meno inquinato dal pregiudizio ma calarci nella cultura del passato. Abbiamo cioè un atteggiamento che già in partenza impedisce di esaminare la veridicità e la fondatezza dei racconti degli antichi. Accostiamoci pertanto alla lettura di questo episodio, presente nel libro della Genesi, cap. 6 e 7. Riportiamo qui di seguito alcuni versetti:   … Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male.  E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo.  Il Signore disse: "Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti…   …Allora Dio disse a Noè: "È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra"…    …Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; nell'anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti...   …Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto. Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini. Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta morì. Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca. Le acque restarono alte sopra la terra centocinquanta giorni...   …le acque andarono via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta giorni. Nel settimo mese, il diciassette del mese, l'arca si posò sui monti dell'Ararat. Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti. Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatta nell'arca e fece uscire un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate. Esso uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla terra. Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui. L'anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura dell'arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta. Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra fu asciutta…     Discussione   Dal racconto si evince che tutto il diluvio ha il suo svolgimento nell’arco di circa un anno, ha una fase iniziale, una fase di massimo, e infine una fase terminale di ritiro delle acque. Sono anche date sommarie indicazioni sul livello raggiunto dall’acqua rispetto alle cime delle montagne. Il diluvio universale è uno di questi misteri, che appare tanto essere una favola ad un primo esame razionale, in quanto non possiamo trovare, nella letteratura scientifica esistente, e nemmeno nella nostra esperienza personale, un fenomeno di questo genere, per cui ci vantiamo di essere nati nell’epoca dei computer e nell’era spaziale, per cui dopo qualche attimo di riflessione, diventiamo incrollabili nelle nostre convinzioni, richiudiamo la Bibbia e la riponiamo nello scaffale della nostra libreria, certi che abbiamo letto solo una favola terrificante. Dobbiamo invece partire da un altro punto di vista, cioè dobbiamo indagare in un modo totalmente inverso, prendendo per buoni questi racconti e poi cercare se esistano per caso delle possibili teorie che spieghino la realtà di questi racconti. Il nostro atteggiamento deve invece essere improntato all’altro tipo di approccio, che è ugualmente scientifico, ma che per poter essere messo in pratica necessità di una buona dose di conoscenze scientifiche, anche apparentemente impossibili da applicare nel nostro caso specifico, perché ci appaiono contrarie al “dogma” universalmente accettato. Se opereremo questo criterio, ci accorgeremo che molte difficoltà di approccio saranno risolte e troveremo forse la soluzione al nostro enigma biblico. Ci chiediamo cioè quali possano essere state le cause che abbiano potuto condurre alla sommersione delle terre emerse (o comunque di una parte di esse), senza avere il pregiudizio che questi racconti possano essere stati puri parti di fantasia, ma considerando che possano essere stati la narrazione di fatti realmente accaduti. A queste problematiche mi sono accostato con maggiore interesse negli ultimi anni, allorquando ebbi a leggere di antichissimi racconti di origine sumera, risalente a oltre 4000 anni orsono, che parlavano di questi fatti in modo perfettamente analogo a quello biblico, e quando seppi che queste leggende sul diluvio sono presenti in molte parti del globo, raccontati con simili modalità in America, Asia, estremo oriente, Oceania, Africa ed Europa. L’anticha Grecia ci ha lasciato ad esempio un mito del tutto simile, in cui i protagonisti erano Deucalione e Pirra, i quali, scampati al diluvio, diedero origine ad una nuova umanità.   Questi racconti rafforzavano in me la convinzione che un cataclisma di portata mondiale e non soltanto locale aveva realmente interessato il pianeta Terra, e che bisognasse soltanto riuscire a trovare una causa razionale in grado, almeno a livello teorico, di risolvere il mitico mistero. Sono pervenuto innanzitutto alla conclusione che non potesse trattarsi di una causa dovuta ad un fenomeno meteorico, cioè dovuto ad un eccesso di piogge, giacché è impossibile che l’acqua presente nell’atmosfera potesse piovere e far gonfiare i mari e gli oceani, non solo perché la quantità non sarebbe sufficiente, ma anche perché non sarebbe stato possibile aversi un così rapido riassorbimento delle acque. Mi convinsi cioè che dovesse trattarsi di un fenomeno che riguardasse la stabilità e l’equilibrio degli oceani e dei mari, e che avesse per esempio a che fare con fenomeni simili a quelli degli tsunami, cioè dei maremoti. Occorreva certamente  riuscire un’altra causa cioè per spiegare una rapida sommersione di pianure e montagne. In un primo tempo ho seriamente pensato allo scioglimento dei ghiacci, alla fine dell’ultima glaciazione, e questa soluzione offriva già un panorama più credibile rispetto alla prima ipotesi di un aumento della piovosità, giacché avrebbe spiegato almeno l’immissione di grandi quantità di acqua nell’idrosfera marina, e certamente avrebbe spiegato una parziale sommersione delle regioni costiere o dei bassopiani. Tuttavia non mi soddisfaceva ancora, e ritenni opportuno considerare che un tale evento non avrebbe mai potuto essere così rapido e nemmeno in grado di arrivare a sommergere parte delle catene montuose di buona parte del globo, anche nell’ipotesi più catastrofica, ma che al massimo una sommersione provocata dal disgelo possa essere limitata a ristretti luoghi della terra. Affascinante fu anche l’esame della teoria secondo la quale il mar Mediterraneo fosse separato dal mar Nero da una tenue barriera geografica, per cui dopo lo scioglimento della calotta polare glaciale, l’aumento del livello marino e la rottura di questa barriera, avrebbero di colpo riversano nel mar Nero miliardi di metri cubi d’acqua sommergendone ampi territori costieri. La teoria, pur valida, spiegherebbe solo un fenomeno localizzato a quelle sole regioni, e non riuscirebbe a spiegare però le motivazioni per cui tale fenomeno si verificò in tutto il resto del pianeta. Alla fine dovetti superare quello che io definisco la barriera del pregiudizio scientifico, e dirigermi invece a considerare cause globali, di natura cioè astronomica, che potessero coinvolgere l’intero pianeta. Mi ricordai allora di aver sentito a questo proposito parlare della teoria dello scorrimento della crosta terrestre, ideata da Charles Hapgood, che presupponeva uno scivolamento dell’intero strato crostale, rapido e globale. Mi parse a primo avviso una strada degna di essere esaminata, ma anche se fosse stata possibile, questa ipotesi poteva avere delle conseguenze molto lente dal punto di vista temporale, e non rapide come nei racconti antichi. Secondo Einstein, che accettò la teoria di Hapgood, le cause sarebbero state uno sbilanciamento della crosta dovuto all’ammassarsi del ghiaccio sulla calotta polare, cosa che avrebbe provocato lo scivolamento della crosta in modo repentino sopra il mantello. Non posso discutere questa teoria, ma mi è sembrata insufficiente a spiegare la sommersione delle terre da parte degli oceani, ma sarebbe piuttosto stata in grado di spiegare l’inclinazione dell’asse di rotazione, in tempi e modalità diverse da quelle descritte nel racconto, forse sarebbe occorso molto più tempo e forse non sarebbe mai potuto accadere un processo simile, a causa del fatto che l'attrito tra la crosta e il mantello avrebbe frenato qualsiasi scivolamento. Ero certo che esisteva una teoria più adatta a spiegare i fenomeni descritti negli antichi miti e che avrebbero avuto quella portata, estensione e durata temporale.   La teoria delle maree dovute ad grande un corpo celeste   Mi diressi a pensare quindi alle cause possibili che avrebbero permesso il verificarsi di ondate mareali su tutto il globo, e dovetti ammettere che una causa possibile sarebbe stata quella relativa agli effetti gravitazionali causati da un corpo celeste molto grande e massiccio che sarebbe transitato ad una distanza relativamente breve dal nostro pianeta. Questa ipotesi non è mai stata presa in considerazione semplicemente perché, da quello che sappiamo ufficialmente al momento, nel nostro sistema solare non ci sarebbero altri pianeti o altre stelle compagne che abbiano un’orbita a lunghissimo periodo che taglia quella del piano dell’eclittica, tuttavia questa ipotesi ha subito spiegato moltissime cose. Un pianeta di gigantesco volume e massa o una stella compagna potrebbe essere in grado di spiegare il fenomeno riferibile ad un effetto di marea di portata planetaria in grado di traslare grandissime quantità di massa oceanica sopra i continenti e di permanere in quello stato fino a quando il corpo celeste non si sia sufficientemente allontanato. Questa ipotesi prende in considerazione la  possibilità che vi sia un corpo celeste che abbia incrociato le orbite dei pianeti interni, ad una distanza relativamente breve dalla Terra, che nel giro di circa un anno abbia interagito in modo diretto con il nostro pianeta, e che possa essere stata la causa del diluvio. Ma come possiamo ricostruire la vicenda ?? Possiamo creare un modello astrofisico per avere un supporto teorico di valore scientifico ? Abbiamo considerato la possibilità che questo corpo possa essere passato durante il suo perielio, tagliando il piano dell’eclittica tra il sole e la Terra. Abbiamo considerato l’arco di tempo di un anno solare e abbiamo considerato i vari intervalli di tempo delle due orbite, appurando che durante il percorso dei due corpi vi siano stati momenti durante i quali la distanza è minima, durante possiamo supporre che la marea fosse massima, forse dopo i 150 giorni descritti nel racconto biblico. Dopo 10 mesi la distanza sarebbe aumentata e gli effetti gravitazionali sarebbero stati minori, provocando l’inizio della fase finale del fenomeno e il ritiro delle acque. Non potremmo avere una spiegazione migliore del fenomeno grazie a questo semplice modello puramente qualitativo. Non vi sarebbero contraddizioni tra i tempi descritti nel racconto e il periodo orbitale di questo ipotetico corpo celeste in prossimità del perielio. Possiamo quindi immaginare che vi sia stata una influenza gravitazionale di grado notevole, ma non sappiamo i particolari di questo passaggio, cioè la massa del corpo e la sua distanza durante il passaggio.     Visualizza altro

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